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<meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8">
</head>
<body>
<p>ed ecco le ultime mail ma in realtà non ultime perchè stanno
continuando con i botta e risposta.</p>
<p>Come potete leggere ci sono posizioni critiche anche nei
confronti dei GAS stessi, <br>
</p>
<p>ciao antonio<br>
</p>
<p><br>
</p>
<div dir="ltr" class="gmail_attr">Il giorno mar 27 ott 2020 alle ore
16:54 Claudio Premarini <<a
href="mailto:gas@liste.retelilliput.org">gas@liste.retelilliput.org</a>>
ha scritto:<br>
</div>
<div dir="ltr">
<div>Caro Gianpaolo,</div>
<div>in effetti sono stato molto sintetico :)</div>
<div>E adesso mi vendico :)))</div>
<div><br>
</div>
<div>Bada, trovo bellissimo il pensiero citato da Andrea, e in
altro contesto lo apprezzerei di più.</div>
<div>Ma qui non riesco.</div>
<div>Perché è proprio questa "magia" che tiene bloccati i Gas
nella ricerca di un mondo fantastico, irreale, presente solo nei
sogni di chi li ha ideati tanti anni fa e ancora strenuamente ci
crede.</div>
<div>Come si fa a parlare di luce quando Altromercato vende su
Amazon?</div>
<div>O quando le botteghe del commercio equo e solidale chiudono
inesorabilmente per asfissia economica?</div>
<div>O quando persino IRIS, portabandiera di un sistema diverso,
finisce per agire con la stessa modalità di quella impresa
profit così avversa al modo di pensare di un gasista comune?</div>
<div><br>
</div>
<div>Sono abbastanza vecchio e disilluso per non credere ad un
mondo che non esiste.</div>
<div>Ma non voglio arrendermi all'idea che non ci possa essere un
modello alternativo di economia, che possa stare in piedi.</div>
<div>Bisogna avere però il coraggio di ricominciare da capo, con
la consapevolezza che il mondo del 1994 è molto diverso,
un'altra galassia rispetto all'attuale.</div>
<div><br>
</div>
<div>Quello che ho spesso sottolineato, passando ahimé per un
rompipalle incontentabile, è che</div>
<div>1) bisogna avere il coraggio di rinnovare e di investire
sulle nuove generazioni<br>
</div>
<div>2) bisogna sapere percorrere vie nuove e rischiose, anche con
guide diverse dalle precedenti</div>
<div>3) l'esperienza è importante, ma non può diventare un freno</div>
<div>4) bisogna rivedere il nostro concetto di Solidale, che di
fatto dà il senso all'operare del gruppo: in tutti i gruppi a
cui ho partecipato, la solidarietà era sostanzialmente solo
verso i produttori, raramente vedevo il contrario, e ancor meno
frequentemente vedevo una solidarietà orizzontale, cioè rivolta
all'interno del gruppo. <br>
</div>
<div>5) il biologico e il km zero non sono totem: personalmente
credo che sia molto più importante la qualità delle relazioni
umane che il gruppo riesce a costruire al proprio interno e
nelle reti di appartenenza e di relazione</div>
<div>6) quelli che dobbiamo essere in grado di accogliere
solidalmente sono tutti coloro che non hanno la possibilità di
spendere le cifre richieste dall'acquisto solidale; se è vero
che la qualità ha un prezzo, è pur vero che le parti devono
cercare il minor lucro possibile</div>
<div>7) in tanti anni i GAS e ReteGas non sono mai riusciti (per
quanto io sappia) a realizzare un metodo applicabile in tutta
Italia di buona logistica; personalmente, mi fece, mi ha fatto e
mi fa piangere il cuore vedere quanti soldi delle fondazioni
sono stati spesi per microprogetti la maggior parte dei quali
non ha avuto un seguito e non è riuscita ad incidere veramente
nel tessuto dell'economia di mercato, diventando una vera
alternativa; anzi, penso ancora con dispiacere al fallimento
della Cooperativa Corto Circuito (esperienza che è comunque
costata soldi ai soci e che non ha lasciato apparentemente
nessuna eredità)<br>
</div>
<div>8) in pochissimi casi, che io conosca, sono stati realizzati
patti davvero efficaci e duraturi fra consumatori etici e
produttori etici; questi patti sono indispensabili ai secondi
per potere agire con serenità, ma presuppongono un impegno da
parte dei gruppi che spesso non c'è stato se non marginalmente
(peraltro alcuni produttori se ne sono approfittati: io
personalmente ho perso seimila euro dati come contributo sulla
fiducia ad uno storico produttore di vino del Pavese, che credo
sia fallito ma che ha ricominciato serenamente altrove, contando
sulla benevolenza e la tolleranza dei consumatori "etici")</div>
<div>9) la struttura organizzativa nazionale richiede un forte
ricambio e una seria riflessione (a meno che vogliamo dirci che
la partecipazione di un centinaio di persone ad un 'assemblea
nazionale generale sia un successo), anche a rischio di dovere
chiudere e ripartire da zero, con il rischio di non ripartire
(forse è questa paura che ci fa restare dove siamo, nella logica
del "piuttosto che niente, piuttosto").<br>
</div>
<div><br>
</div>
<div>Purtroppo, ogni volta che ho azzardato nell'affrontare queste
tematiche, ho incontrato un muro di burro, non di gomma. E ho
perso la voglia di fare il grillo parlante e di partecipare
laddove non era evidentemente gradita la partecipazione.</div>
<div>Non mi sorprende, quindi, quanto sta succedendo con IRIS, che
sta dividendo nelle due partigianerie e che ha portato Andrea
Saroldi ad introdurre la moderazione di una lista, atto che
personalmente trovo (ma non perché l'ha fatto Saroldi, in
generale, in tutti i casi) l'extrema ratio perché lede alla
radice la libera espressione sostituendola con un'azione
sostanzialmente censoria.</div>
<div><br>
</div>
<div>Un'organizzazione nazionale strutturata avrebbe potuto
chiedere un incontro formale con IRIS per approfondire e
chiarire, magari invitando a partecipare i referenti regionali
dei GAS. E' stato fatto? Se è stato fatto mi è sfuggita la
sintesi, che non mi sembra passata da qui né dalla lista RES.</div>
<div><br>
</div>
<div>Per scagliare la pietra, la prima o anche le altre, bisogna
essere sicuri che non ci ritorni in fronte: e non mi sento di
dire che, dalla parte dei GAS, non ci sia bisogno di farsi un
bell'esame sulle modalità di scelta dei fornitori, di
partecipazione al gruppo, sulla definizione dei principi di
solidarietà e di come si esprimono.</div>
<div>Perché se alla fine in un GAS si va per maggioranza, per
sfinimento, è sicuro che qualcosa si è sbagliato.</div>
<div><br>
</div>
<div>Mi fermo qui.</div>
<div><br>
</div>
<div>Buon pomeriggio,</div>
<div>Claudio<br>
</div>
<div><br>
</div>
<div><br>
</div>
</div>
<br>
<div dir="ltr" class="gmail_attr">Il giorno mar 27 ott 2020 alle ore
15:53 GianPaolo ha scritto:<br>
</div>
ciao a tutti<br>
la poesia e la positività sono balsamo per il cuore e aiutano a
costruire, a sognare, a dare fiducia<br>
ma ci vuole equilibrio<br>
e le poche parole di Claudio aiutano a cercarlo<br>
<br>
sto subendo e patendo in prima persona la dinamica IRIS<br>
e ritengo vada gestita nel dialogo tra tutti e con IRIS<br>
dialogo che - come ho detto a loro - è difficile quando fanno calare
dall'alto delle decisioni senza una condivisione di percorso e
contenuti e senza ragionare e costruire insieme<br>
<br>
ma lascerei una porta aperta per vedere cosa si può fare<br>
<br>
la crepa può determinare un crollo oppure essere occasione per
unirsi e gestirla, portando luce...<br>
<br>
occupiamoci della crepa! 😉<br>
<br>
<br>
<i>Gian Paolo</i><br>
<br>
<br>
<br>
<div>Il 27/10/2020 09:04, Claudio Premarini <br>
</div>
<div dir="ltr">Molto poetico, ma con le crepe crolla anche il muro,
se non si sistemano.<br>
</div>
<br>
<div class="gmail_quote">
<div dir="ltr" class="gmail_attr">Il giorno dom 25 ott 2020 alle
ore 18:07 AndreaS ha scritto:<br>
</div>
<blockquote class="gmail_quote" style="margin:0px 0px 0px
0.8ex;border-left:1px solid rgb(204,204,204);padding-left:1ex">
<div>
<p><i>Dimenticate la vostra offerta perfetta</i><i><br>
</i><i>C’è una crepa in ogni cosa</i><i><br>
</i><i>È così che entra la luce</i><br>
(Anthem, Leonard Cohen)<br>
<br>
In questi giorni sono rimasto ancora una volta stupito da
quanto sia polarizzata la discussione all’interno del mondo
italiano dell'economia solidale, come se per ogni soggetto
non esistessero alternative tra essere considerati
magnificamente perfetti o terribilmente diabolici.<br>
Eppure i Gas e chi pratica il consumo critico sono da tempo
abituati a fare i conti con il fatto che il produttore
perfetto non esiste, come non esiste il Gas perfetto;
seguiamo dei valori, che traduciamo in criteri (piccolo,
locale, solidale, ...), che poi applichiamo come riusciamo.<br>
Nel 2011 mi era comparsa un’immagine per descrivere questo
concetto di gradualità nella transizione: la <i>scala del
consumo critico</i>, con i prodotti disposti lungo i
gradini a seconda del numero di criteri riusciamo a
soddisfare, con le loro mille sfaccettature; in cima il
prodotto perfetto, in basso quello così-così.<br>
Nel corso del tempo, come in una fiaba di Andersen, ho visto
i prodotti saltellare sugli scalini, salire e scendere,
arrivare e scomparire; ognuno di loro mi ricorda una faccia
e molte fatiche.<br>
Forse gli scricchiolii scatenano reazioni forti perché ci
sentiamo fragili, ma penso che dobbiamo avere cura delle
crepe, senza nasconderle, perché è da lì che entra la luce
che ci consente di vedere dove stanno i problemi, per
affrontarli insieme (nel senso delle persone che affrontano
i problemi, non di affrontare tutti i problemi in una volta
sola)!<br>
</p>
<p>A questo link trovate un mio messaggio del 2011 in cui
introducevo l'immagine della scala del consumo critico:<br>
<a
href="https://cortocircuitoflegreo.blogspot.com/2011/06/lescalation-del-consumo-critico.html"
target="_blank">https://cortocircuitoflegreo.blogspot.com/2011/06/lescalation-del-consumo-critico.html</a></p>
<p>A questo link trovate un riassunto in 500 caratteri con
foto in un messaggio Mastodon (il social network open-source
decentralizzato) su sociale.network: <a
href="https://sociale.network/@andreas/105095794243428617"
target="_blank">https://sociale.network/@andreas/105095794243428617</a><br>
</p>
<pre cols="72">--
Ciao
Andrea Saroldi
</pre>
</div>
</blockquote>
</div>
-- <br>
La tempesta è capace di disperdere i fiori ma non è in grado di
danneggiare i semi.<br>
(K. Gibran)<br>
</body>
</html>