[Res-verona] R: attivismo e WEB

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Mar 6 Apr 2021 12:00:08 CEST


Grazie Antonio.

 

Vittorio Carta 

 

 

 

Da: Res-verona [mailto:res-verona-bounces a lists.3x1t.org] Per conto di antonio
Inviato: martedì 6 aprile 2021 11:07
A: gaspolicella; RES Verona; intergas; exit a lists.3x1t.org
Oggetto: [Res-verona] attivismo e WEB

 

ciao a tutt*

ho pubblicato qui <http://www.quarei.it/matonele/?p=6881>  queste mie considerazioni per condividerle, ritengo sia importante conoscere quello che sta accadendo nel WEB.

ciao antonio

 

Nella nostra società esistono una moltitudine di movimenti e associazioni che, partendo da una visione critica del modello socio economico che ci governa, si impegnano per cercare di favore una maggiore giustizia ed equità, in tutto questo variopinto movimento si fa un gran uso dei servizi WEB, ma raramente c’è una presa di posizione critica nei confronti degli strumenti che i colossi del WEB ci mettono a disposizione. Analizzando come la tecnologia informatica si è sviluppata e quale direzione ha preso, possiamo dire che c’è il rischio di mettere nelle mani sbagliate tutto il bagaglio di esperienze e pratiche sviluppate in tanti anni di impegno?

Credo che molti modi di essere attivisti oggi rischiano di diventare superati se non cresce una nuova consapevolezza e impegno in azioni pratiche per contrastare una deriva del Capitalismo odierno che nessuno poteva prevedere.

Mi spiego partendo da questi dati, dal sito https://www.verafinanza.com/la-classifica-delle-aziende-piu-grandi-al-mondo/ sulle otto aziende più grandi al mondo per capitalizzazione di mercato sette sono multinazionali del WEB, l’unica che non fa business con il WEB è Berkshire Hathaway. :

Apple ($961 miliardi) PC e sistemi operativi, iPhone, (USA)

Microsoft ($947 miliardi) sistemi operativi Windows e Office, (USA)

Amazon ($916 miliardi) e-commerce (USA)

Alphabet ($863 miliardi) motore di ricerca Google, posta gmail e tanto altro (USA)

Berkshire Hathaway ($516 miliardi) settori come: assicurazioni, finanza, alimentari, costruzioni, abbigliamento, calzature, marketing, media, industria aerospaziale, difesa, elettronica, settore automobilistico e molto altro. (USA)

Facebook ($512 miliardi) social media e social network, è proprietaria anche di altre piattaforme social network, tra cui Instagram e WhatsApp (USA)

Alibaba ($481 miliardi) e-commerce e molto altro (Cina)

Tencent Holdings ($472 miliardi) e-commerce, social media, videogiochi, servizi finanziari e cloud computing (Cina)

Ci siamo mai chiesti come è possibile che queste multinazionali che non costruiscono e non vendono nulla di tangibile possano vantare tanta ricchezza?

Il loro vero Business è una immane raccolta di dati su tutti noi, la elaborazione di questi dati  e successivamente la “messa a frutto” economica di questi dati; se i nostri dati sono così appetibili da valere tanto, dovremmo veramente preoccuparcene e sopra tutto diventare sempre più consapevoli del fatto che siamo noi stessi a implementare questi Big Data.

Come è che accade che siamo noi stessi a implementare questi Big Data? Utilizzando servizi WEB molto accattivanti, gratuiti e molto performanti e questo dovrebbe già sollevare dei dubbi: cosa ci guadagna una azienda a mettere a disposizione gratuitamente un servizio ben costruito e che ha costi elevati? Ci guadagna l’acquisizione dei nostri dati. I nostri dati li registrano ogni volta che utilizziamo strumenti come le ricerche con Google, i servizi di posta GMAIL, i servizi di Google Maps, i social come Facebook, Instagram e WhatsApp, quando guardiamo un filmato su Youtube, quando facciamo una videoconferenza su Microsoft Teams, Zoom, Google Meet, o l’utilizzo di una qualsiasi app per smartphone (vedi questo articolo: https://www.zeusnews.it/n.php?c=28677).

In questo modo siamo noi stessi a favorire di fatto un monopolio, con varie conseguenze negative: economiche (aziende che falliscono), lavorative (lavoratori licenziati, o ipersfruttati come i rider) e ambientali (iperconsumo di energia, soprattutto dei devastanti device elettronici). Ma quello che personalmente trovo più preoccupante, è il fatto che mettiamo a rischio la stessa libertà di noi tutti, vedi le manipolazioni che già sono avvenute in alcune tornate elettorali (vedi per esempio quanto è accaduto nelle elezioni di Trump in USA o la Brexit in Inghilterra). Qui va fatta una precisazione, non ci salviamo pensando: “io non sono manipolabile, che mi importa se utilizzo questi strumenti?”; quello che accade è un fenomeno che non si preoccupa di pochi singoli che non sono manipolabili,  punta a raccogliere la maggior mole di dati possibile, tale da essere efficace nella manipolazione di quella percentuale della popolazione che è più “malleabile”, e quando riesce nella manipolazione la direzione che prende una società coinvolge tutti, non si salva nessuno.

Abbiamo bisogno di conoscere meglio gli strumenti che utilizziamo e di saper evitare le nuove esche avvelenate di questo sistema.

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